Sviluppo e destino dei prematuri: cosa è cambiato in 80 anni
…commento all’articolo a cura del Dott. Roberto Bellù
Il Dott. Roberto Bellù ci espone cosa è cambiato rispetto a quanto pubblicato nel 1937 sulla rivista “L’illustrazione del Medico” nella cura dei bambini prematuri.
Per la lettura dell’articolo originale “Sviluppo e destino dei prematuri” del Prof Ivo Nasso si rimanda al seguente link:
estratto Lab Farm Maestretti.pdf
Cosa è cambiato in 80 anni rispetto alle cure dei “prematuri”? Si potrebbe innanzitutto dire che nulla è cambiato, eppure tutto è cambiato…
Analizziamo l’inizio dell’articolo: “Le questioni inerenti alla nascita degli immaturi…rivestono carattere di ordine oltre che medico anche sociale….”. Letto così, nulla è cambiato. L’importanza della prematurità nel determinare le cure immediate, ma anche e soprattutto il destino a lungo termine dei nati pretermine sono temi tuttora fondamentali nel dibattito e nella pratica pediatrica e neonatologica. Anche la ricerca delle cause e la promozione della prevenzione rientra in quest’ottica.
Eppure tutto è cambiato. Lo capiamo leggendo l’ultimo paragrafo dell’articolo: “L’immaturo è dunque spesso nei primi anni un soggetto minorato fisicamente e psichicamente e data la frequenza dei parti immaturi, la profilassi dell’immaturità e l’assistenza al nato immaturo vengono ad acquistare una notevole importanza non soltanto nel campo medico, ma anche in quello sociale ed eugenetico”.
Pur ricordando il periodo in cui questo articolo è stato scritto, appare chiara la distanza culturale tra questo approccio, sostanzialmente eugenetico (dichiaratamente tale) e discriminatorio (il soggetto minorato…) e la sensibilità attuale che vede nella prematurità una condizione di fragilità da prevenire ed evitare se possibile, ma da sostenere e supportare con ogni mezzo, quando si verifica.
Il destino dei pretermine ci interessa non tanto perché possono essere un “peso” per la società quanto perché ogni individuo ha diritto a veder riconosciuto il suo potenziale di sviluppo, anche quando sia stato compromesso da qualsiasi causa, e a ricevere quel supporto tecnico, professionale ma anche culturale e sociale che possa ripristinare, per quanto possibile, il suo pieno potenziale che lo identifica come persona.
Questo cambio radicale di prospettiva, politica certamente ma anche culturale, ci fa apprezzare il fatto di poter svolgere la professione di neonatologo curandosi in primo luogo del benessere fisico, psichico e sociale del bambino quale portatore di diritti fondamentali ed irrinunciabili.
Certamente non era così 80 anni fa.
Il Dott. Roberto Bellù è Direttore del Dipartimento Materno Infantile ASST di Lecco e Direttore della S.C. di Neonatologia e Terapia Intensiva Neonatale dell’A.O. Lecco – Ospedale “A. Manzoni”